L’Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce, la prima arciconfraternita laicale napoletana, fu fondata nell’ultimo decennio del XIII secolo ed è considerata la più antica istituzione con continuità di funzionamento dal Duecento fino ai nostri giorni. La Disciplina nasce come confraternita di ispirazione religiosa e metteva insieme soprattutto laici che erano desiderosi di fare qualcosa per il prossimo, vantando al suo interno importanti personaggi del clero, come i Papi Clemente XIV, Pio IX e Leone XIII.
La finalità caritatevole della Disciplina si manifestava, tra l’altro, anche occupandosi delle sepolture dei derelitti. Testimone di questa attività la lastra tombale a rilievo di Bartolomeo del Sasso († 1357), posta al centro della navata. I Disciplinati napoletani si avvalsero dell’aiuto dei frati agostiniani i quali, unitamente a tutti gli ordini mendicanti, contribuirono alla diffusione delle confraternite favorendone la nascita anche con l’offerta di ospitalità presso le proprie chiese.
Per visitare la chiesa è obbligatoria la prenotazione
La chiesa
Il complesso architettonico della Disciplina riveste particolare interesse perché costituisce un raro esempio di modello tardo medievale di architettura confraternale che, malgrado numerose aggiunte e trasformazioni, è testimonianza della tipologia utilizzata dalle associazioni laiche dedite alle attività sociali e assistenziali. La chiesa è uno scrigno d’arte con opere di altissimo pregio storico-artistico. L’impianto decorativo tardo seicentesco che oggi caratterizza gli spazi della chiesa e dell’annesso oratorio si conserva in maniera integra. A partire dalla seconda metà del Novecento i dipinti che si trovavano lungo la navata della chiesa furono portati nei depositi della Sopritendenza per preservarli da furti e saccheggi che, tra il 1970 e il 1971 e poi nel 1998, hanno deturpato il patrimonio d’arte della confraternita.
Retablo
Una delle opere d’arte di maggior interesse qui conservate è il retablo quattrocentesco realizzato da Pietro Buono raffigurante la Deposizione di Cristo, una delle testimonianze di matrice fiamminga più importanti della storia dell’arte napoletana. Nelle fonti antiche l’opera è considerata un apprezzabile cimelio storico, antica dimostrazione di un tempo glorioso, in quanto sarebbe stato re Ferrante I d’Aragona a commissionarla per la Compagnia, facendosi poi ritrarre nella veste del Nicodemo che, in piedi sulla scala, regge il corpo di Cristo. Oltre alla qualità della parte pittorica è pregevole la cornice, riccamente intagliata.
Pavimento in cotto maiolicato
La navata della chiesa è caratterizzata da un pregevole pavimento in cotto maiolicato, perfettamente conservatosi, contrassegnato da fasce-nastro in bianco e azzurro, raddoppiate con l’aggiunta del giallo. Un’opera d’arte che colpisce soprattutto per la ricchezza della sua decorazione; sono raffigurante diverse tipologie floreali e numerosi frutti. Apparentemente l’opera sembra assumere un carattere iconografico laico, teso ad escludere qualsiasi rimando all’attività caritativa della Compagnia, ma ad un esame più attento da parte degli studiosi sono stati invece evidenziati dei rimandi simbolici in essa contenuti.
Giardino
Nella seconda metà del XV secolo i confratelli acquistarono un terreno posto sul lato sinistro della chiesa che permise loro di realizzare un bellissimo giardino con agrumeto.
Da sottolineare il portale in pietra lavica che racchiude un bassorilievo con l’immagine della Madonna con il Bambino. Nel XVII secolo le pareti del giardino furono affrescate con episodi della vita di Gesù e dei suoi discepoli dall’artista Giovan Battista Benasca, di cui se ne conserva traccia. Il giardino della Disciplina è stato protagonista di un episodio storico molto importante, la Congiura dei baroni, che vide coinvolti gli stessi membri appartenenti alla Disciplina e per tale motivo tutte le adunanze e le attività assistenziali furono sospese per volere della casa aragonese e ripristinate sono nel 1551, quando in città iniziarono a sorgere altre congreghe di nobili.